Ho sempre disegnato, fin da quando ero bambino e da piccolo sognavo di diventare un becchino, ma poi non ci sono riuscito, anche perché non ho mai capito bene come fare, e così, dopo una deviazione verso la zoologia e le scienze naturali, mi sono diplomato all’Accademia di Belle Arti. Alla fine ho deciso di fare cinema, che è il mezzo espressivo che prediligo, anche se il disegno rimane per me uno strumento fondamentale nel mio lavoro quotidiano. Comunque credo che sia naturale, ad un certo punto gli sgorbi che disegno si ribellano e vogliono muoversi, il personaggio su un foglio vuole parlare con quello del foglio vicino e così nascono le storie.
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Io non mi considero un illustratore, ma uno ‘scarabocchiatore’ e quando vedo i lavori degli altri illustratori sono colto da profondi complessi d’inferiorità. Il mio lavoro con le immagini non è un rigoroso esercizio di tecnica e di stile, bensì un semplice modo per catturare e fermare idee. Mi piace schizzare con la matita, a volte usare gli acquarelli, le tempere e gli acrilici, per giocare con un po’ di materia e forzare la bidimensionalità che il foglio di carta impone, in ogni caso cerco sempre di lavorare in velocità, per non essere sopraffatto dalla ricerca effimera dell’effetto estetico e dalla mia proverbiale pigrizia.